UNIRE – Unione Nazionale Italiana per i Rifugiati ed Esuli – esprime profondo dolore e indignazione per l’ennesima tragedia avvenuta a largo di Lampedusa, dove almeno 27 persone hanno perso la vita e molte altre risultano disperse.
Le testimonianze dei sopravvissuti raccontano di famiglie distrutte in pochi istanti, di uomini, donne e bambini inghiottiti dalle onde mentre cercavano salvezza in Europa. Una giovane madre somala ha perso in mare il marito e il figlio: la sua voce rappresenta tutte quelle che non possono più parlare.
Non possiamo più accettare che il Mediterraneo diventi un cimitero a cielo aperto. Ogni vita spezzata è una sconfitta per l’umanità e per l’Europa.
UNIRE chiede con urgenza:
Diciamo basta al continuo morire in mare. È tempo di azioni concrete e di responsabilità condivisa. Non servono nuove parole di cordoglio, ma decisioni che salvino vite.
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A Lampedusa c’è la tomba di una giovane donna di nome Ester. Aveva 18 anni e veniva dalla Nigeria. Era incinta ed è morta di stenti su un barcone carico di migranti rimasto in balia delle onde per giorni
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