foto di Leonardo Brogioni
In occasione dell’incontro “Intelligenza artificiale: vecchi e nuovi stereotipi” durante le giornate del Festival dei Diritti Umani, numerosi gli interventi e le sollecitazioni.
“Negli ultimi anni abbiamo assistito a un calo di discorsi di odio, sono migliorati i sistemi di controllo preventivo da parte delle piattaforme ma, nello stesso tempo, registriamo l’incremento di una propaganda di matrice razzista, xenofoba e sessista, che ha la stessa veemenza”, Roberto Bortone, esperto in discriminazioni, hate speech e media digitali.
“Molte testate usano l’intelligenza artificiale. La impiegano per la revisione di contenuti e per la redazione dei report. È una minaccia per il giornalismo? Se i software di intelligenza artificiale vengono utilizzati per rendere più efficienti il controllo delle fonti, la prima revisione delle notizie, sono degli alleati, ma se si sostituiscono al lavoro giornalistico abbiamo un problema. Io credo che siano proprio le professioni che si basano su un rapporto di fiducia e di empatia a essere meno minacciate dall’IA, giornalismo accurato, di inchiesta non si possono permettere di perdere affidabilità.” Matteo Flora, Imprenditore, Docente Universitario, Comunicatore.
Nannarel Fiano, docente di Diritto Costituzionale ed esperta di discorsi di odio, ha sottolineato l’importanza delle regole per definire gli ambiti stessi delle discriminazioni, l’Europa si è dotata di un Digital Service Act che impone alle piattaforme di rispettare norme specifiche per gli utenti:”Il Quoziente Intellettivo, secondo recenti rilevazioni, è in costante calo, a livello globale, il cervello può essere allenato. Hanno fatto uno studio sui tassisti londinesi che per esercitare la professione devono superare un test di conoscenza delle strade (circa 25mila). Si è scoperto che hanno un ippocampo più sviluppato rispetto agli individui a guidatori non di taxi. L’adattamento del cervello quindi può continuare nel tempo e in modo speculare, può “atrofizzarsi” nel tempo, soprattutto se per ogni azione della vita ci si affida a un’intelligenza artificiale.”
Leila Belhadj Mohamed, giornalista, interviene proprio sul rapporto tra discriminazioni, bias cognitivi e piattaforme: quanto le intelligenze artificiali riproducono contenuti e visioni del mondo che sono solo di alcune aree e che ne escludono altre. E quanto il divario digitale avrà un impatto su come riconoscere una foto fake, o un contenuto non verificato.
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