Omar, un migrante etiope, viene curato per disidratazione dall'Unità Mobile dell'OIM nel deserto di Gibuti. Le possibilità di sopravvivenza sono scarse per i migranti che attraversano il deserto con temperature estreme, e i più deboli vengono spesso lasciati indietro. Foto: OIM 2020/Alexander Bee
Almeno 8.938 persone hanno perso la vita lungo le rotte migratorie nel 2024: il numero più alto mai registrato in un solo anno, secondo i nuovi dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM).
Il bilancio del 2024 conferma una tragica tendenza degli ultimi cinque anni, caratterizzati da un aumento annuale delle morti. Il numero di decessi registrati lo scorso anno supera il precedente record del 2023, quando furono documentate 8.747 morti tra i migranti.
«La tragedia del crescente numero di morti tra i migranti a livello globale è inaccettabile e prevenibile. Dietro ogni numero c’è un essere umano, qualcuno per cui questa perdita è devastante», ha dichiarato Ugochi Daniels, Vice Direttrice Generale per le Operazioni dell’OIM. «L’aumento delle morti in tante regioni del mondo dimostra la necessità di una risposta internazionale e olistica che possa prevenire ulteriori tragiche perdite di vite umane.»
Oltre che a livello globale, il 2024 è stato l’anno più letale mai registrato anche in numerose regioni specifiche, tra cui l’Asia (2.778 persone decedute), l’Africa (2.242) e l’Europa (233). Le 2.452 morti documentate nel Mar Mediterraneo nel 2024 non rappresentano il massimo storico annuale, ma il numero elevato dimostra la necessità urgente di sistemi adeguati di ricerca e soccorso, così come di percorsi migratori sicuri e regolari come alternativa a questi viaggi rischiosi.
I dati definitivi per le Americhe non sono ancora completi, ma almeno 1.233 persone sono morte nel 2024, comprese le 341 vittime nei Caraibi e il numero record di 174 migranti deceduti attraversando il Darién.
Nel mondo, la violenza continua a essere una delle principali cause di morte per le persone in movimento. Dal 2022, almeno il 10% di tutti i decessi registrati tra i migranti è dovuto alla violenza. Nel 2024, questo è particolarmente evidente in Asia, dove quasi 600 persone hanno perso la vita lungo le rotte migratorie in Asia meridionale e sudorientale a causa della violenza subita durante il viaggio. Il numero reale delle morti e sparizioni di migranti è probabilmente molto più alto, poiché molte di queste tragedie non vengono documentate a causa della scarsità di fonti ufficiali. Inoltre, l’identità e le caratteristiche demografiche della maggior parte delle persone decedute o scomparse rimangono sconosciute.
«L’aumento delle morti è terribile di per sé, ma il fatto che migliaia di persone restino ogni anno non identificate rende questa tragedia ancora più profonda», ha affermato Julia Black, coordinatrice del progetto Missing Migrants dell’OIM. «Oltre alla disperazione e alle domande irrisolte delle famiglie che hanno perso una persona cara, la mancanza di dati completi sui rischi affrontati dai migranti ostacola risposte efficaci in grado di salvare vite.»
Per contribuire ad affrontare questa carenza di informazioni, il rapporto annuale del progetto Missing Migrants, in uscita a breve, offrirà un’analisi dettagliata dei dati sulle morti dei migranti nel 2024 e una nuova analisi sulle persone scomparse nel corso delle crisi umanitarie. L’aumento delle vittime evidenziato in questo comunicato e nel prossimo rapporto sottolinea la necessità di rotte migratorie sicure e legali, unica soluzione sostenibile alla crisi delle morti dei migranti.
L’analisi in questo comunicato stampa è basata sui dati disponibili al 20 marzo 2025.
Per informazioni:
Roma: Flavio Di Giacomo, Portavoce, fdigiacomo@iom.int – MCU-Rome@iom.int, +393470898996 Berlino: Andi Armia Pratiwi, apratiwi@iom.int , +49 15164128933 Geneva: Amber Christino, achristino@iom.int
FONTE: IOM
foto: Omar, un migrante etiope, viene curato per disidratazione dall’Unità Mobile dell’OIM nel deserto di Gibuti. Le possibilità di sopravvivenza sono scarse per i migranti che attraversano il deserto con temperature estreme, e i più deboli vengono spesso lasciati indietro. Foto: OIM 2020/Alexander Bee
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