Di Alberto Baldazzi, Osservatorio Tg
Ormai per l’informazione mainstream la cronaca degli sbarchi e dei salvataggi in mare è sopravanzata dall’analisi delle dinamiche internazionali che caratterizzano la questione profughi. Per un verso ciò rappresenta un segnale di più diffusa consapevolezza della dimensione europea e globale del fenomeno; per l’altro segnala una sorta di assuefazione ai drammatici eventi che anche in queste settimane si accompagnano all’opera di salvataggio dei tanti disperati dei barconi.
Martedì scorso i tg di prima serata hanno dedicato notevole spazio (titolo per Tg1) alla sentenza della Corte Europea che ha sancito il diritto delle aziende a richiedere ai propri dipendenti di non indossare evidenti simboli religiosi. Mercoledì l’informazione di serata ha, per così dire, “stressato” i teleutenti paventando i rischi di una affermazione del partito xenofobo e antieuropeista alle elezioni olandesi, anche se da giorni i sondaggi escludevano una sua particolare affermazione e garantivano la tenuta di un vasto schieramento che non fa dei muri lo strumento fondamentale per la costruzione e l’organizzazione della società civile. A conferma di una qual certa affettazione del circuito dell’informazione, la sera successiva, giovedì, lo spazio allo “scampato pericolo” è risultato alquanto ridotto. La vittoria delle forze europeisti e (moderatamente) aperte sulla tematica dell’immigrazione, è così scivolata via senza essere adeguatamente illustrata.
Venerdì sera, poi, le terrificanti affermazioni di Donald Trump a colloqui con Angela Merkel sull’immigrazione definita non un diritto, ma un privilegio, sono state, sì, riportate, ma non hanno ottenuto da parte dei consueti analisti e commentatori che normalmente popolano le edizioni dei tg, un’adeguata censura. L’informazione ha preferito sottolineare il quasi gossip delle presunte mancate strette di mano con la Cancelliera.
Continua, infine, l’offerta da parte dei tg Rai di diversi servizi e corrispondenze da una Mosul oramai quasi liberata dalle milizie dell’Isis, a prezzo di ulteriori centinaia di vittime tra i civili.
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Ci sono alcuni giornali ed alcuni giornalisti, a cui la parola etica fa venire l’orticaria solo a sentirla. Sono quelli che pensano che la libertà di parola sia libertà di seminare odio, di scrivere fatti che nulla hanno a che vedere con la realtà e che esistono solo nella logica della propaganda di certa politica.
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