Dalle ceneri di Auschwitz è sorto un mondo nuovo, centrato sui valori della democrazia, della libertà, nella consapevolezza che il genere umano è uno e ciò che accade a ognuno ci riguarda tutti.
A Lampedusa tutto l’anno per ricordare le persone morte ma anche per continuare ad occuparsi dei vivi. Per denunciare la barbarie di politiche disumanizzanti, per chiedere l’istituzione di corridoi umanitari e responsabilità realmente condivise in Europa per l’accoglienza.
Perché è importante rifiutarsi di usare le parole come pietre di Giuseppe Giulietti, Presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana Ieri siamo stati alla risiera di San Sabba, a Trieste, domani andremo al Ghetto di Venezia, luoghi di deportazioni e di memoria sempre viva.Lo faremo non solo perché il 27 gennaio è la giornata dedicata al… Leggi tutto
La violenza verbale che non è goliardia e che non può in alcun modo essere giustificata di Giuseppe Giulietti, Presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana “Qui abita un giudeo…” questa la scritta comparsa su un portone di Mondovì.Ora attendiamo il disgraziato di turno che ci inviti a non esagerare, a non amplificare una “Goliardata” e… Leggi tutto
Non un articolo ma un elenco. In tal modo il giornale tedesco Der Tagesspiegel riporta la notizia in merito ai migranti morti in mare mentre cercavano di raggiungere l’Europa tra il 1993 e il maggio di quest’anno.
33.293 nomi riportati in una lunga lista di 48 pagine pubblicata sul sito del giornale. La redazione tedesca ha sistematizzato e raccolto altri dati disponibili come la regione di origine, l’età, la causa della morte e le fonti di origine di queste informazioni, come le principali agenzie Onu, le agenzie di stampa e le organizzazioni umanitarie.
Il 3 ottobre 2013, durante un naufragio al largo delle coste di Lampedusa, persero la vita 368 migranti nel tentativo di raggiungere l’Europa. Quattro anni dopo, in questa data si celebra la quarta “Giornata della memoria e dell’accoglienza” che vuole essere una data simbolica per la commemorazione, il ricordo, ma soprattutto costruzione attiva di una nuova cultura dell’accoglienza.
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