Il 30 giugno sono arrivati a Fiumicino 95 rifugiati grazie a un (raro) corridoio umanitario dalla Libia. Si tratta di 95 persone provenienti dall’Africa sub-sahariana e dal Medio Oriente, prevalentemente da Eritrea, Etiopia, Somalia, Sud Sudan e Siria, persone che in Libia hanno subito “orrori inimmaginabili”.
Quante sono le Lesbo, le Lampedusa, le frontiere di terra dai Balcani fino al Messico che non conosciamo? Dati certi non esistono, camminiamo tra le stime, per lo più al ribasso.
Nel grande Paese africano molti i progetti realizzati per contrastare i problemi del climate change.
Gli impatti dei cambiamenti climatici in contesti di particolare fragilità sociale creano “molteplici ingiustizie e rischi che aumentano esponenzialmente in base al sesso, l’età o all’appartenenza a un determinato gruppo sociale o etnico”.
Sono giorni neri per i viaggi della speranza. Sono almeno quattro le stragi hanno popolato le cronache dell’ultima settimana, trovando peraltro sempre meno spazio sui media (non solo) italiani.
Per troppo tempo l’Occidente ha parlato di Africa al posto dell’Africa. Ciononostante, 25 documentari – diretti da filmmaker del Continente e raggruppati sotto il nome di Generation Africa – stanno suscitando clamore nei festival cinematografici internazionali e offrono un importante cambio di prospettiva sulla migrazione interna ed esterna.
L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, ha aggiornato il portale dati sulla situazione dei rifugiati dall’Ucraina, aggiungendo nuovi dati che meglio riflettono i recenti movimenti di rifugiati da e verso l’Ucraina.
La realtà è che nelle guerre (sempre atroci e insopportabili) c’è chi conserva il diritto alla pietà, alla solidarietà, alle azioni di singoli cittadini, organizzazioni e Governi che cercano di alleviare le conseguenze della guerra, le conseguenze del divenire un rifugiato. C’è chi conserva questi diritti. E c’è chi questi diritti non li ha mai avuti.
Le tendenze del 2021 emerse dal rapporto della Commissione del Consiglio d’Europa contro Razzismo e intolleranza.
Condividiamo l’intervista a Paola Barretta, coordinatrice di Carta di Roma, da parte di Fernanda Massarotto, corrispondente per il Sud America della Stampa estera
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