Il loro percorso è iniziato in Siria, dove denunciavano con video e foto le violenze alle quali assistevano. Dopo la fuga hanno preso parte al progetto di storytelling radiofonico Syrians Between Us, che ha dato voce e professionalità alle persone costrette dal conflitto a fuggire ad Amman Di Piera F. Mastantuono Sessanta i rifugiati siriani che… Leggi tutto
Si chiama Refugee aid app (RefAid) ed è un’app per smartphone che mostra a migranti, rifugiati e associazioni di settore i servizi più vicini a loro nella mappa con un’interfaccia molto semplificata.
“La pizza, giocare a calcio, guardare Tom e Jerry” sono alcune delle cose preferite indicate dai giovani rifugiati che vivono ad Atene, in Grecia, nel breve video realizzato dall’Unicef.
È possibile candidarsi fino al 28 agosto per il workshop “Imagining Better Ways to Promote Equality and Freedom of Expression” per European Media Regulatory and Self-regulatory Institutions che si terrà dal 5 al 6 ottobre a Londra.
Sono oltre 65 milioni le persone costrette, dalla fine del 2016, a lasciare le proprie case, per scappare da guerra, violenza e persecuzioni.
Va in scena lo “spettacolo”: decine di persone sprofondano verso il fondale, mentre al di là del vetro che separa l’acquario-Mediterraneo dal resto del mondo, la gente assiste alla tragedia tra uno scatto e l’altro.
I principali leader mondiali ritratti come se fossero migranti o rifugiati. È il progetto dell’artista siriano Abdalla Al Omari in esposizione nella mostra “The Vulnerability Series”, in corso a Dubai sino al 6 luglio.
“Heinrich Herzog ci scrive: traditori del popolo. E c’è chi usa parole più pesanti: fottiti Ard, il canone non lo pago”. Kai Gniffke solleva lo sguardo dal tablet, guarda in camera, si aggiusta gli occhiali e con un tono asciutto continua a leggere i messaggi appena arrivati sul profilo Facebook della Tagesschau, il telegiornale della televisione pubblica tedesca Ard.
La sfida dei media nell’affrontare il terrorismo è cruciale, poiché vuol dire anche occuparsi degli argomenti correlati, dalle decisioni sulla vita degli ostaggi, all’abilità delle forze armate d’intervenire, fino alla sopravvivenza di un sistema politico.
“In un momento in cui si parla sempre più spesso di intolleranza, non è certo il caso di rinunciare. Perché oggi più che mai, mentre in tutta Europa assistiamo a una maggiore chiusura nei confronti dell’altro, è importante ripensare al modo in cui dovremmo approcciarci alla questione delle migrazioni”. Così Elektra Kotsoni presenta su Vice la raccolta di articoli sui giovani rifugiati pubblicata ieri in 11 paesi europei, in 9 lingue.
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