foto di Alessandro Penso
di Paola Barretta foto di Alessandro Penso
A poche ore dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca come 45° Presidente degli Stati Uniti, abbiamo chiesto a Fabrizio Tonello, professore di Relazioni internazionali all’Università di Padova, cosa possiamo aspettarci sulla questione migratoria e sul “piano di deportazione dei migranti”. Trump aveva proposto, durante il primo mandato, di costruire il muro al confine con Messico, un’idea che, all’epoca, era stata considerata “farlocca” e aveva raccolto l’adesione di una minoranza di cittadini americani (che lo riteneva inutile e impossibile). Ora, 8 anni dopo, lo scenario è, invece, molto differente: c’è una maggioranza dell’opinione pubblica che è nettamente a favore della costruzione del muro.
“Non è molto chiaro quali saranno gli strumenti usati per attuare il cosiddetto programma anti migranti evocato da Trump”, afferma Tonello. Ne sapremo di più tra poco, anche se abbiamo già avuto l’annuncio di una serie di decreti, gli executive orders che dovrebbero appunto incidere anche sulla materia della immigrazione.
Ci sono varie categorie di persone destinatarie dei provvedimenti, quelle per cui l’intervento è più urgente, dal punto di vista di Trump, sono quelle degli immigrati che non hanno uno status legale e che hanno commesso dei reati. All’interno della categoria vi sono persone già in carcere, in quanto processati e condannati, e persone destinatarie di un procedimento di espulsione ma non rintracciabili. Sappiamo però che la procedura di espulsione richiede l’accordo del paese ricevente per così dire e non è chiaro se questo accordo ci sia, almeno con il Messico non sappiamo se sarà così.
La seconda categoria destinataria dei eventuali provvedimenti è composta da persone che non hanno commesso reati ma che sono presenti illegalmente negli Stati Uniti. Questo è il “boccone più grosso” perché stiamo parlando probabilmente, anche se non ci sono ovviamente cifre esatte, di 10 milioni persone. Dieci milioni persone che presumibilmente hanno diritto a un’audizione individuale, a un riconoscimento prima di tutto e a un processo. Stupirebbe molto che il “signor Gonzales” venisse arrestato senza passare davanti a un giudice. A questo proposito però Trump ha rispolverato l’idea di usare una legge che era stata approvata durante il Covid-19 – espulsione immediata per ragioni sanitarie – ma si tratta di una scorciatoia che andrebbe accompagnata da una dichiarazione di un’emergenza sanitaria in corso. Vi è una terza categoria di persone, i cosiddetti “dreamers”, persone arrivate da bambini con genitori che entravano illegalmente negli Stati Uniti, che sono state guardate con una certa simpatia, in particolare dall’amministrazione Obama, e che andrebbero espulse, nonostante i continui rinvii e la promessa di restare sul suolo americano.
Trump ha promesso di togliere la cittadinanza ai bambini nati negli Stati Uniti da genitori migranti illegali, persone ora in possesso della cittadinanza ma si tratta di pura retorica. Il riconoscimento della cittadinanza per nascita è scritto nella Costituzione americana, quindi bisognerebbe ottenere un emendamento costituzionale che richiederebbe la maggioranza al Congresso, e che dovrebbe essere ratificato, addirittura, da 37 Stati. Quindi siamo nella propaganda e non è una prospettiva realistica.
Innanzitutto vanno considerati dei problemi logistici, anche se, in certi momenti negli anni scorsi anche con l’amministrazione Biden e Obama sono stati espulsi fino a 400.000 persone migranti senza visto, qui si sta parlando di milioni di persone, che andrebbero cercate e identificate casa per casa. Infine, last but not least, c’è una questione relativa all’economia americana: cosa succede se tu togli dal sistema economico milioni di persone che non solo consumano, ma che svolgono lavori necessari. Non mangeremo più pomodoro se non ci fossero migranti, spesso in condizioni di sfruttamento lavorativo, nelle campagne della Puglia e della Campania, così come gli americani non mangerebbero più nessun ciuffo di insalata se gli immigrati irregolari che raccolgono insalata in California, se ne andassero dal Paese. Questione complessa che investe molte aree, e che Trump – con tutta la sua retorica e il suo stile – cercherà entro stasera di presentare come la “fine dell’immigrazione illegale negli Stati Uniti”.
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