40 milioni gli africani che vivono lontani dal loro paese d’origine; 21 milioni quelli ospitati in uno stato africano diverso dal loro. Nigeria, Sudafrica ed Egitto le principali mete. 11 milioni gli emigrati in Europa.
Il documento dell’UE per il rispetto delle differenze è quello di fornire delle indicazioni a chi lavora nella Commissione Europea e stabilire degli standard comuni e condivisi per utilizzare un metodo e linguaggi inclusivi.
Stanca dei migranti in arrivo dall’Africa, l’U.E. ha creato un sistema di immigrazione ombra che li cattura prima che raggiungano le sue coste e li manda in brutali centri di detenzione libici gestiti dalle milizie.
Da settimane la narrazione sui flussi migratori fatta dai media nazionali si concentra sui luoghi di crisi fuor dai nostri confini, tralasciando o citando in modo superficiale quanto ancora accade nei nostri porti
Una rete di cittadini salva la vita di chi è riuscito ad attraversare la frontiera, nascondendoli nelle case e allontanandoli in auto dalla zona di confine.
L’unica conclusione che si possa trarre da queste tragedie che si ripetono in quasi tutte le frontiere esterne dell’Europa è che noi, abitanti della potente e ricca Europa (Regno Unito compreso, per una volta) non abbiamo ancora una risposta al problema.
Tra le varie forme di discriminazione, quella su base linguistica non ha avuto finora molta risonanza, penalizzata tanto dalla difficoltà di isolarla da altre istanze, quanto dai diversi modi in cui può presentarsi.
“La costruzione di muri e il ritorno dei migranti in luoghi non sicuri appaiono come l’unica soluzione di cui i governi siano capaci per gestire la mobilità umana”. Così papa Francesco ha stigmatizzato “nazionalismi e populismi si riaffacciano a diverse latitudini”.
La propaganda è una strategia che oggi, grazie ai social media, ha riscontri (e danni) immediati. E propaganda molto spesso fa rima con fake news, ovviamente.
Il 17, 18 e 19 novembre si terrà alla Central European University di Budapest il secondo International Experts Meeting del progetto Speak Up!
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